sabato 11 giugno 2011

la morale vittoriana

Per epoca vittoriana (o età vittoriana) si intende comunemente il periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della Regina Vittoria, cioè dal 1837 al 1901.

Salì al trono a soli 18 anni, nel 1837. Nei primi anni del suo regno il suo mentore fu William Lamb Melbourne, il primo ministro whig, e anche le amicizie personali della sovrana erano nel partito liberale. Nel 1840 Vittoria sposò Alberto, principe di Sassonia-Coburgo-Gotha, suo cugino. Anche se il matrimonio ebbe motivazioni politiche, fu un'unione felice, da cui nacquero nove figli: la primogenita fu Vittoria Adelaide Maria Luisa, più tardi imperatrice di Germania, mentre il primo maschio fu Alberto Edoardo, che salì al trono con il nome di Edoardo VII. Le posizioni conservatrici del principe Alberto influenzarono le idee politiche della regina; dopo il 1841, quando il governo Melbourne cadde, Vittoria divenne una sostenitrice ed alleata del partito conservatore. Negli ultimi vent'anni di regno, la popolarità di Vittoria presso tutte le classi sociali raggiunse i massimi livelli. Considerata un esempio di onestà, moralità, patriottismo e dedizione alla famiglia, Vittoria fu il simbolo vivente della solidità dell'impero britannico. Il suo regno, durato sessantatré anni, fu il più lungo nella storia dell'Inghilterra: durante quel periodo l'Inghilterra conobbe un periodo di prosperità senza precedenti, di cui trasse beneficio la classe media. Morì nel 1901.

La condizione delle donne nell'era Vittoriana è spesso vista come l'emblema della discrepanza notevole fra il potere e le ricchezze nazionali dell'Inghilterra e l'arretrata condizione sociale.[citazione necessaria] Durante l'era simbolizzata dal regno della regina Vittoria, la vita delle donne divenne sempre più difficile a causa della diffusione dell'ideale sulla "donna angelo", condiviso dalla maggior parte della società. I diritti legali delle donne sposate erano simili a quelli dei figli: esse non potevano votare, citare qualcuno in giudizio né possedere alcuna proprietà.

Inoltre, le donne erano viste come esseri puri e puliti. A causa di questa visione, i loro corpi erano visti come templi che non dovevano essere adornati con gioielli né essere utilizzati per sforzi fisici o nella pratica sessuale. Il ruolo delle donne si riduceva a procreare ed occuparsi della casa. Non potevano esercitare una professione, a meno che non fosse quella di insegnante o di domestica, né era loro riconosciuto il diritto di avere propri conti correnti o libretti di risparmio. A dispetto della loro condizione di "angeli del focolare", venerate come sante, la loro condizione giuridica era spaventosamente misera.

Il corpo della donna era visto come un elemento puro e pulito, tranne quando ella entrava nel periodo mestruale. Per una donna rispettabile non era consigliato portare alcun genere di trucco o altri ornamenti, né indossare vestiti che mostrassero troppa pelle, o persino calze particolari o qualunque altro tipo di indumenti intimi. Alcuni credono che la causa di ciò sia da ricercare nel fatto che il corpo della donna era considerato come proprietà del marito: di conseguenza, le donne non dovevano mostrare i loro corpi ad altri uomini. Tuttavia, queste consuetudini d'abbigliamento valevano in parte anche per gli uomini; è questo uno dei pochi casi in cui la morale vittoriana era ambivalente sia per i maschi che per le femmine. Altre limitazioni di questo genere incitavano a non parlare di argomenti poco "puri" alla presenza di persone di sesso opposto, oppure a servirsi obbligatoriamente delle macchine da bagno. Anche queste restrizioni erano dirette ad entrambi i sessi.

L'atteggiamento dell'epoca verso l'argomento era che l'educazione delle donne non avesse bisogno della stessa estensione e degli stessi caratteri classici e commerciali di quella degli uomini. Le donne avevano la necessità di conoscere solo le cose necessarie a badare ai figli e mandare avanti la casa.

Materie come storia, geografia e letteratura generale erano considerate importanti, al contrario del latino e del greco. Le donne che desideravano studiare materie come legge, fisica, ingegneria od arte venivano derise ed allontanate.

Era opinione comune che non fosse necessario per le donne iscriversi all'università. Si arrivava addirittura a dire che studiare fosse contro la loro natura e che potesse farle impazzire. Esse dovevano accontentarsi del semplice ruolo di "ornamento della società" ed essere subordinate ai mariti. L'obbedienza era tutto ciò che si richiedeva da loro.

Casta, puritana e repressiva. Ma anche sensuale, spregiudicata e voluttuosa. Era questa la doppia anima dell'era vittoriana, uno dei periodi più ricchi di contraddizioni della storia inglese.

La Regina Vittoria (1819-1901) con la sua serietà e il suo senso dell'autorità e della famiglia, diede alla società un'impronta austera e rigorosa. Rispettabilità, buone maniere, senso del dovere, duro lavoro, proibizione, fiducia nel progresso materiale: questi erano i valori da esibire all'epoca. Una società fondata su una secca divisione dei ruoli tra uomo (soggetto attivo nel sesso, pieno di energie, a cui non si poteva rimproverare nulla visti i suoi abbondanti appetiti sessuali) e donna (la parte passiva del rapporto, considerata priva di desiderio sessuale). Le ragazze erano severamente controllate dai genitori fino al matrimonio; il sesso era tabù e il piacere femminile era negato. Una vera e propria regressione, considerato che già il marchese de Sade nel '700 parlava di "eiaculazione femminile". Le giovani della classe media, ai tempi di Queen Victoria, passavano il loro tempo studiando canto, imparando a suonare il piano, ricamando, leggendo novelle.Il più grande sogno era raggiungere il matrimonio.

La grandeur vittoriana, con tutta la sua ipocrisia e la decadenza morale, confinava la sessualità femminile nei bordelli e la bandiva dalle famiglie-bene. Una reazione tipica in ogni proibizionismo: lanciarsi nel consumo del "negato". Ecco allora che una società così incentrata sul pudore e rigore sessuale, al punto che la regina Vittoria arrivava a coprire le gambe dei tavoli, sfociava nel piacere più sfrenato. Nella Londra vittoriana, dove lo spirito conservatore si scontrava con il costume libertino, ogni gentiluomo aveva a disposizione circa due prostitute e mezzo per il piacere e una consorte - remissiva e intenta soltanto al menage familiare - per il dovere. Sesso esagerato e disinibito sì, dunque, ma solo lontano dalle decorose mura di casa.

Secondo la studiosa inglese Paola Wats, nel 1857 soltanto a Londra esistevano 3325 bordelli e 8600 prostitute. Senza dimenticare che l'Inghilterra di allora, ormai consacrata Impero, si abbandonava ai fumi dell'oppio che giungeva senza troppi problemi dall'India. E criminalizzava l'omosessualità senza riserve. Ne fu un esempio anche Oscar Wilde, celebre scrittore e personaggio simbolo di quel periodo controverso. Coinvolto in un processo per sodomia che all'epoca fece scandalo, fu condannato a due anni di lavori forzati per una legge del 1885 che vietava espressamente i rapporti tra uomini (ma la prima legge contro i gay promulgata già da Enrico VIII).

8 commenti:

  1. «Il cattolicesimo è la sola religione in cui morirei» aveva detto probabilmente provocatoriamente in gioventù. Ma da allora aveva sempre schivato l’argomento. Anche perché come confidò più tardi, gli fu anche proibito. Lo rivelò durante la prigionia che segnò il culmine della sua conversione: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L’aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni. Ho intenzione di esservi accolto al più presto». Il padre difendeva l’onorabilità della famiglia, perché in quel tempo diventare cattolico avrebbe significato retrocedere nella scala sociale. Rimase a lungo anglicano, ma senza alcun entusiasmo. Era attratto da una Chiesa di persone dal cuore passionale e non da tiepidi borghesi. Lo ribadì anche in uno dei suoi più pungenti aforismi: «La Chiesa cattolica è soltanto per i santi e i peccatori. Per le persone rispettabili va benissimo quella anglicana»(Bisogna però saper inquadrare questo tipo di linguaggio, che rientrava nello stile sferzante e sornione dell'eloquio di Wilde, sempre in cerca della battuta icastica e divertente, e ironico su tutti gli argomenti. Non va perciò confuso lo stile ironico di certe affermazioni di Wilde con la serietà del suo travaglio interiore) .Senza dire che nel 1877 fu folgorato da Pio IX, il Pontefice del Sillabo, dipinto come nemico del progresso. Grazie a un amico, Wilde fu ricevuto in udienza e ne rimase profondamente commosso al punto che dedicò al papa e a Roma una poesia “Urbs Sacra Aeterna”.
    In conclusione, si può ragionevolmente credere alla sincerità e alla legittimità della conversione di Wilde al cattolicesimo. Indubbiamente ciò non cancella la sua condotta immorale, ma scopo di questa ricerca non è certo quello di presentare Oscar Wilde come un modello cristiano da seguire, bensì quello di restituirlo, oltre che allo spessore letterario che in ogni caso gli spetta, alla verità storica, senza arbitrarie ed indebite forzature che portano a faziose interpretazioni della sua figura, e senza giudicare impietosamente quest'uomo che, pur avendo vissuto nel peccato e nell'errore, con la sua umiltà e la sua redenzione può forse fungere, oggi, da esempio per molte persone:
    "And there, till Christ call forth the dead,
    In silence let him lie".

    "Lasciatelo in silenzio,
    Verrà Cristo a suscitare i morti".

    MARIANGELA,ROSA,STEFANI

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  2. Two quotations of “THE PICTURE OF DORIAN GRAY”
    [...]
    •"My dear boy”, said Lord Henry in his lazy voice,” no woman is extraordinarily clever. Women have nothing to say, but they say it beautifully”.
    •He became more and more in love with the beauty of his face, more and more interested in the ugliness of his soul.
    […]


    MARIANGELA

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  3. Scusate,ma la prima citazione oltre a rivolgersi alla società del tempo, che presentava modelli molto rigidi, società in cui le donne ricoprivano un ruolo marginale si può rivolgere anche alla sua "presunta" omosessualità?

    ROSA

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  4. Si, la tua curiosità è ben fondata. Infatti delle sue opere in genere si ricordano soprattutto il provocatorio Ritratto di Dorian Gray, le sue sferzanti commedie e perfino una poesia, in realtà non sua, ma del suo amante Alfred Douglas (usata contro Wilde nel processo in tribunale), intitolata Two loves, che contiene una frase apologetica che descrive l'amore omosessuale come quello che dares not speak its name, «non osa dire il suo nome», definizione strumentalmente assurta, oggi, quasi a status symbol degli amori lascivi e ineffabili.


    STEFANI

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  5. Per soddisfare tutte le vostre curiosità inserisco alcune notizie sull'omosessualità di Wilde e delle sue "origini".


    Wilde (1854-1900) visse pienamente in quella che è definita Età Vittoriana, dal nome della regina britannica Vittoria di Hannover, sovrana che conferì al proprio lungo regno un periodo di stabilità e prosperità, naturalmente non privo di aspetti negativi. In quell'epoca di puritanesimo e commercio d'oppio con le Indie, fra apparenze di purezza ed adulteri all'ordine del giorno, egli acquistava un particolare ruolo di osservatore esterno della realtà, osservando, commentando e parodiando il turbine d'avvenimenti che lo sfiorava. Per quanto concerne le maggiori contraddizioni di quel periodo che toccarono Wilde in prima persona, non è possibile tralasciare quel valore rappresentato dalla famiglia, e parlare inevitabilmente di ciò che significasse, per l'epoca, l'omosessualità.
    In quanto uomo del suo tempo, facente parte di una società fortemente maschile, nella quale la divisione dei sessi era fortemente accentuata, l'autore ebbe completa influenza sulla propria moglie, condizionando la vita della donna dalla moda persino alle idee. Nonostante ciò, egli provava una profonda devozione, sia per la consorte, sia per i due figli che ella gli donò, due eredi maschi. Sotto questo punto di vista, egli si dimostrò impeccabile. Ed ora l'argomento più controverso per la critica.
    Innanzitutto, è bene dire che Wilde si macchiò più d'adulterio che di omosessualità. Infatti, all'epoca, era il tradimento cosa estremamente comune, specialmente nella vita dispersiva e libertina delle classi aristocratiche. Per una moglie, poco importava che l'uomo l'avesse tradita con una donna o con un rappresentante dello stesso sesso, e comunque l'adulterio commesso di parte maschile doveva essere accettato dalla donna, la quale doveva impegnarsi al fine che la cosa non creasse scompiglio in pubblico o si ritorcesse contro il nome della famiglia mantenendo un rigoroso silenzio. I risvolti per l'opinione pubblica erano poi ben differenti.

    MARIANGELA

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  6. Ok, grazie. Era proprio quello che cercavooo...Grazie ancora.

    ROSA

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  7. L'epoca vittoriana è anche ricordata per il "Victorian compromise". Come suggerisce la parola stessa, nella società vittoriana esisteva una sorta di COMPROMESSO.
    Da un lato si esaltavano valori come la rispettabilità, la "pruderie" (pudicizia), il lavoro, la religione, la carità etc. Dall'altro, invece, si tollerava la vita nascosta e segreta di molti uomini della "high and middle class" : frequentazione di bordelli, teatri di basso rango, uso di sostanze stupefacenti.
    Non è un caso che in questo periodo vengono alla luce capolavori letterari che trattano proprio di questa duplicità:"The Picture of Dorin Gray", "The strange case of Dr Jeyll and Mr Hyde", e persino i racconti di Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle.
    Non bisogna dimenticare che proprio in questo periodo si può registrare il primo caso di serial killer: Jack lo Squartatore!!!!!! Varie ipotesi sono state fatte circa l'identità di questo killer di prostitute e una di queste (rielaborata nel film "The hell" con J. Deep) è che le prostitutte fossero uccise proprio da un mandante della regina Vittoria per "emendare" i suoi cittadini dai peccati che quotidianamente commettevano. Ma questa è un'altra storia......

    prof.ssa Rosa Simone

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  8. Grazie Rosa per il tuo intervento, ci mancava questa ulteriore informazione e le curiosità annesse che forniscono altro materiale informativo sul contesto dell'autore in considerazione.
    Forse condividi con noi l'idea che Oscar Wilde in fondo non può essere presentato solo per la sua relazione omosessuale e che forse il male che poteva rappresentare per la società di allora non era da temere, perchè il vero male proveniva da quella "zuccherosa" moralità Vittoriana che celava mali più grandi.
    la tua collega Chiara Martimucci

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